venerdì 27 febbraio 2015

Lo spot di Provita è drammaticamente ridicolo

#Provita, #nogender: sono le parole d’ordine di un video di ProVita che sembra una parodia, uno sketch (venuto molto male) dei Monty Python e che invece vuole mettervi in guardia verso un temibile male strisciante. In 45 memorabili secondi. Si comincia con lui seduto su un orrido divanetto beige e un bambino con una maglietta marrone che entra correndo.

“Ma che è successo?” gli chiede il padre, ma il bambino (che non ha l’espressione turbata, ma sarà stato sicuramente indottrinato) corre via. E si sente la voce della madre “è sconvolto, poveretto!”.

“Perché?”, domanda il padre.

“Mi ha raccontato tutto. A scuola hanno fatto una lezione di educazione sessuale sulla teoria del gender. A scuola sono obbligati. Direttive del governo. Gli hanno detto che in futuro dovrà scegliere se essere donna o maschio. Dipende da come si sente”, dice lei mentre finge di rovistare in una borsa (non è più inetta di molte attrici di fiction da Rai1, e nemmeno il dialogo è poi tanto più brutto di molti dialoghi d’autore).

A questo punto anche il padre si allarma. “Ma come?”, domanda con lo stesso tono di voce di quando era ancora ignaro.

Segue l’elenco delle allucinazioni: che è normale cambiare sesso, puoi essere quello che vuoi e qualsiasi orientamento sessuale va bene (questa sì che è una cosa grave!, mentre scorrono immagini di un tipo, o forse un pupazzo di cera con piercing e non so cosa, un altro con un tanga in strada – esempi ovvi di perdizione e di corruzione, secondo l’accusa; mandi tuo figlio a scuola e quello torna in perizoma leopardato!). Poi che sarebbe normale fare sesso da piccoli (immagini verosimilmente di qualche Pride e di un preservativo srotolato su un vibratore o analogo).

Wired, 26 febbraio 2015.

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